SUGAR TAX AFFOSSA IL SUD
Catania – “In un momento in cui il Sud Italia lotta per attrarre investimenti, creare occupazione e trattenere i talenti, la prospettiva dell’introduzione della Sugar Tax rischia di infliggere un colpo pesantissimo a quelle realtà imprenditoriali che ogni giorno scelgono di produrre valore, innovare e restare”. Queste le parole di Maria Cristina Busi Ferruzzi, presidente di Confindustria Catania e vicepresidente di Assobibe, nonché alla guida della Camera di Commercio Italiana in Albania, che interviene sulla possibile entrata in vigore della tassa sullo zucchero prevista per il 1° luglio 2025.
“Mentre in Italia si parla di dazi e di imposte che penalizzano l’industria nazionale, i Paesi a noi vicini corrono”, prosegue Busi. “Albania, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord: territori che fino a pochi anni fa sembravano marginali, oggi offrono un ecosistema economico dinamico, con fiscalità agevolata, burocrazia snella e manodopera qualificata. Non è un caso che sempre più imprese italiane guardino oltre Adriatico per crescere o, peggio, per sopravvivere”.
Con un valore di mercato di 5 miliardi di euro, l’industria delle bevande analcoliche in Italia è un pilastro del settore manifatturiero. Conta 100 stabilimenti, distribuiti tra multinazionali e PMI, e garantisce lavoro a quasi 100 mila addetti. Inoltre, il comparto genera 421 milioni di euro di esportazioni, contribuendo significativamente alla bilancia commerciale del Paese. In Sicilia, il settore rappresenta una realtà di rilievo, concentrando il 9,4% delle aziende nazionali.
Secondo le stime, l’introduzione della Sugar Tax potrebbe tradursi in migliaia di posti di lavoro persi, colpendo duramente le PMI del Mezzogiorno. “In Sicilia, dove la filiera agrumicola riveste un’importanza cruciale, le conseguenze sarebbero drammatiche”, avverte la presidente.
“La Sugar Tax, così come concepita, non tutela la salute pubblica: colpisce la produzione locale, favorisce l’importazione e rischia di cancellare migliaia di posti di lavoro. Il vero paradosso è che questa misura colpirebbe le aziende italiane, lasciando invece campo libero a prodotti importati dall’estero, spesso a basso costo e con standard qualitativi inferiori”, sottolinea Busi. “È una tassa che mina la sovranità industriale del nostro Paese e scoraggia gli investimenti”.
“In Sicilia abbiamo dimostrato che si può fare impresa in modo sostenibile, responsabile, innovativo”, continua la presidente. “Abbiamo ridotto gli zuccheri nei prodotti, migliorato i processi produttivi, investito in giovani e tecnologia. Eppure, proprio chi innova viene penalizzato e disincentivato”.
Per contrastare questa deriva, la presidente di Confindustria Catania invoca una strategia lungimirante: “Il Sud Italia ha bisogno di politiche industriali intelligenti che premino merito e responsabilità. Ha bisogno di uno Stato che riconosca e valorizzi chi sceglie, ogni giorno, di restare e contribuire alla crescita del Paese”.
“La Sugar Tax – conclude Busi – è solo una scorciatoia per fare cassa: distrugge ricchezza, posti di lavoro e competitività. Chiediamo al governo una riflessione profonda. Serve una visione industriale moderna, non misure punitive. Perché il rischio è che, mentre i Balcani corrono, noi restiamo fermi a tassare il futuro”.