A Catania apre la mostra: PERCORSI E SEGRETI DELL’IMPRESSIONISMO

La mostra PERCORSI E SEGRETI DELL’IMPRESSIONISMO è stata inaugurata al Palazzo della Cultura, alla presenza dell’assessore alla Cultura e ai Grandi Eventi Barbara Mirabella insieme a Gilles Chazal (ex direttore del Petit Palais di Parigi) e da Fiorella Minervino (critica d’arte de La Stampa) e Daniela Arionte, responsabile del progetto, è stata presentata la mostra “Percorsi e segreti dell’Impressionismo”. La mostra, a cura di Vincenzo Sanfo, è un progeto di Sicilia Musei in collaborazione con Dietro le Quinte e Difusione Italia Internatonal Group, con il patrocinio del Comune di Catania e con la collaborazione del Musée d’Agen.
L’esposizione propone un percorso artistico e didattico di circa 200 capolavori dell’arte con opere di Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne, Edouard Manet, Claude Monet, Paul Gauguin, Vincent Van Gogh, Edgar Degas, Camille Pissarro, Lucien Pissarro, Nadar Jeune, Félix Nadar, Gustave Courbet, Eugène Delacroix, Jean-Baptste Camille Corot, Jean-François Millet, Gustave Doré, Jean Achille Benouville, Jean-Auguste D. Ingres, Johan Barthold Jongkind, Dr. Paul Gachet dit Van Ryssel, Henry Somm, Odilon Redon, Georges Seurat, Paul Signac, Alphonse Legros, Alfred Sisley, Vincent Vidal, Victor Vignon, Stanislas Lépine, Edouard Brandon, Giuseppe de Nits, Berthe Morisot, Eugène Boudin, Mary Cassat, François-Louis Français, Armand Guillaumin, Albert Lebourg, Jean-François Rafaëlli, Félix Bracquemond, Jean-Baptste Millet, Zacharie Astruc, Jean- Louis Forain, Gaston La Touche, Marcellin Desboutn, Ludovic Piete, Ludovic Napoléon Lepic, Jean- Baptste Léopold Levert, Emile Schufenecker, Adolphe-Félix Cals, Pierre Bonnard, Isidore Verheyden, Constant Permeke, Henri-Maurice Cahours, Charles-Jean Agard, Marcel Emmanuel Laurent, James Northcote, Henri Biva, Philippe Hauchecorne, Edward Chappel, Jacques Gay, Erich Von Perfall, Pierre Georges Jeanniot, Firmin-Girard, Théodore Géricault, Armand Guillaumin, Henri Rouart, Henry Moret, Maxime Maufra, Roderic O’Conor, Ernest Ponthier de Chamaillard, Maurice Denis, Emile Bernard, e di quasi tutti gli artisti che parteciparono alle otto mostre ufficiali dell’Impressionismo che si potranno ammirare dal 20 otobre 2018 al 21 aprile 2019 nei prestgiosi spazi museali del Palazzo Platamone di Catania ospiteranno Percorsi e segreti dell’Impressionismo”.

Le mostre, che nel tempo sono state dedicate agli impressionisti, sono sempre state realizzate attorno ai nomi di Pissarro, Degas, Monet, Renoir e Manet. “Percorsi e segreti dell’Impressionismo”, pur presentando questi grandi artisti è la mostra più completa, mai realizzata in Italia su questo movimento. Per la prima volta si potranno ammirare i lavori di quasi tut gli artsti che parteciparono alle otto mostre uffciali dell’Impressionismo. L’esposizione farà scoprire tutte le ricerche che questi artsti portarono avanti in un’epoca di grandi sconvolgimenti, dalla pitura ad olio al pastello, dalla ceramica alla scultura, dal disegno alla grafica; sconvolgimenti che costrinsero gli impressionisti ad inventare nuove tecniche di stampa e nuovi metodi espressivi. In mostra vi sarà un ampio panorama delle tecniche usate da questi artisti che si trovarono a dover combattere con un nemico temibile, subdolo e mai afrontato in precedenza da altri: “la fotografia”, che con la sua forza prorompente cambiò la concezione della pittura. L’impressionismo accettò inconsapevolmente la sfida della fotografa divenendo, suo malgrado, la spinta propulsiva e liberatoria dell’arte del ‘900 e dei secoli a venire.
Il progetto per la città di Catania parte dalle opere di Ingres, Delacroix, Courbet, Corot, Millet, che dal realismo alle bucoliche espressioni della scuola di Barbizon dettarono i canoni di un gusto estetico che trovò nella pittura “en plein air” la sua giusta dimensione per arrivare infne alla rivoluzione impressionista.

Note mostra Impressionisti a Catania di Fiorella Minervino

Parigi, ore 10, mercoledì 25 aprile 1874, al 35 di Boulevard des Capucines nello studio in prestito dall’amico fotografo Nadar, inaugura per un mese la mostra del gruppo di giovani pittori dal nome “Société Anonyme des artstes peintres, sculpteurs et graveurs”. Biglieto d’ingresso a 1 franco, catalogo 50 centesimi. Il Salon ufficiale li aveva rifutati e loro si erano affretati a preparare con antcipo la rassegna, erano presenti Monet con 5 dipinti fra i quali ‘Papaveri ad Argenteuil’ 1873, (oggi al Musée d’Orsay), Cézanne con 11 tele compresa la ‘ Maison du pendu’, Renoir con il ‘Il palco’ , Degas, Pissarro, Guillaumin, Sisley, Berthe Morisot con ‘ La culla’, De Nits, Boudin, La Touche, Lépine, Astruc, Bracquemond, esponevano 165 opere fra dipint, disegni, acquerelli, pastelli. Non partecipa Edouard Manet, che si ritrova suo malgrado ‘leader’ del gruppo rivoluzionario e che in quell’anno lavora “en plein air” con Claude Monet lungo la Senna. Scoppia lo scandalo, pubblico e critca li accusano di provocazione, il critco Louis Leroy, sul ‘Charivari’ parla con sarcasmo del quadro di Monet “Impressions, Soleil levant” (Musée Marmotan, Parigi) per «La mostra degli impressionist», nasce il movimento che segna l’intero secolo e parte del successivo, lambendo l’informale e oltre, e che tutora afascina per spontaneità e poesia, richiamando folle oceaniche nel mondo. Insomma parte la rivoluzione della generazione di ribelli che, nel giro di 8 mostre, l’ultma nel 1886, travolge tradizione, tecnica, spazio, visione dell’arte, sempre nel nome della libertà, ma ciascuno secondo proprio occhio e sentmento, con sviluppi ed esit nel tempo diversi. Sempre visitando e copiando i maestri antchi al Louvre, dice Cézanne “il libro dove impariamo a leggere”, e aggiunge “ma dopo bisogna afretarsi a uscire e rivifcare in sè, a contato con la natura, gli istnt, le impressioni d’arte che sono in noi”.

Gli impressionist interpretano e antcipano novità, ricerche, scoperte del loro tempo. Figli del Positvismo e dell’amore per la scienza, afrontano teorie del colore, spazio ribaltato e frantumato, esplorazione del movimento, dissoluzione delle forme e poi ricostruzione rinnovata. Freud, Einstein, molta moderna psicologia, il cinema e tante altre rivoluzioni moderne non sono troppo lontane da loro, scaturit da confit politci, sociali, dalla guerra Franco-prussiana del ‘70, dall’industrializzazione crescente con le nuove fabbriche e masse di lavoratori in cità dalla campagna. Vivono la nuova Parigi del Barone Haussmann, la vasta rete ferroviaria, la scoperta dello sport e delle gite domenicali fuori porta, i viaggi, i divertment la sera tra i cafè e “Café’ chantant”, il teatro, l’Opera. Sono i nostri antenat per attudini, sperimentazione accanita anche tecnologica con la scoperta della fotografa; esplorano tut i processi di grafca per otenere la stampa, dell’incisione all’acquaforte, dai dagherrotpi, fotoincisione, héliographie, ma colgono l’imprevisto e il “fou”. Le nuove macchine fotografche, lanciate nell’88 da George Eastman trasformano molti in fotografi, un po’ come noi oggi con i cellulari. Cominciano riscoprendo la natura, la luce, l’atmosfera, l’atmo fuggitvo, i colori brillant nei toni divisi, le pennellate lievi a minuscole macchie di complementari, presto applicate scientfcamente da Seurat e Signac. Cercano la libertà di composizione, immediatezza e spontaneità. Vogliono immergersi nel verde e dipingere la Senna lungo le rive, se non sulle coste di Le Havre con le luci della Normandia e il mare come gli amici pitori Boudin e Jongkind, fort dell’esperienza del gruppo de l’Ecole de Barbizon
che caturava le magie della foresta, guardano i grandi Courbet e Millet e naturalmente Delacroix per i colori. Si portano i loro cavalletti e li puntano diretamente all’aria aperta, fuori dal buio dello studio, dipingono “d’après nature”, stregat dai mille rifessi sulle onde, dai barbagli baluginant dell’acqua soto i raggi del sole, inseguono la luce alle diverse ore del giorno e stagioni, misurano le nuvole in corsa nel cielo mentre si sfaldano, individuano le prime nebbioline. Per loro signifca caturare il ritmo della vita e fssarlo in un baleno, ciascuno a suo modo: nel 69’ Monet e Renoir esplorano instancabili le rive del fume nei pressi di Bougival, a 17 km da Parigi, frammentano il tocco in pennellate rapide e brevi senza fondere i colori sulla tela, evitando di mescolarli col nero e il bianco. Si appostano nel medesimo luogo e punto di vista, ma ne risultano versioni diferent in “La Grenouillère” 1869, (il Monet è al Metropolitan Museum di New York, il Renoir al Museo di Stoccolma), Pissarro, più vicino a Daubigny, ne offre ancora un’altra composizione, sommessa, a tocchi minuti e precisi, colora le ombre, l’acqua rifete una fabbrica dell’industria emergente. Tre dipint, tre occhi, tre sentment. Edouard Manet, conquistato al ‘plein air’ nel ‘74, rafgura Monet mentre dipinge con accanto la moglie Camille sul “bateau-atelier” (Neue Pinakotek, Monaco di Baviera), e lo fa a pennellate rapide e vibranti che colgono in contemporanea istantaneità e sostanza ultima.
Due campioni di questa ormai mitca stagione sono Monet e Degas. Il primo è il vero iniziatore del movimento, a Londra scopre Turner e Constable, è un “giardiniere” nell’animo e di fatto, man mano matura verso le Ninfee, le sublimi serie e architeture di luce, verde, piante, acque che recenti esposizioni alla Natonal Gallery di Londra e alla Beyeler di Basilea hanno celebrato, con i pioppi nell’acqua, Londra nelle nebbie miracolose, la catedrale di Rouen in sinfonie superbe, e Venezia con la sua luminosità, ma anche i pont di ferro, le stazioni con le locomotive fumanti, come Renoir, per terminare a Givenchy, al termine della vita nel 1926, omaggiato da tutti gli artisti, compresi i giovani del tempo.
Degas, il barone Edgar Germain Hilaire Degas, soggiorna in Italia dai parent a Napoli e Firenze, ha alle spalle il ritrato straordinario per composizione e psicologia dei parent forentni, nel ‘60-62 “La Famille Bellelli” (Louvre, Parigi). Diventa il cantore della vita moderna invocata da Baudelaire, lui l’aristocratico dai gusti rafnati coglie ogni aspeto della vita mondana a Parigi, ma pure del faticoso lavoro nell’intera giornata. Esplora le corse dei cavalli, i fantini, il pubblico, le carrozze nell’ attimo di pausa, viviseziona ogni scarto e minimo movimento dell’animale, rassicurato dalle scoperte negli Anni ‘80 delle immagini in successione di Marey e Muybridge proietate da Nadar. Con oli, pastelli e acquerelli ferma il sudore di modiste, cucitrici, lavandaie nella crescente afermazione della moda. Immortala i gesti banali, quotdiani delle donne nude, lui solitario forse misogino, mentre si lavano nelle tnozze, si asciugano, si pettinano nelle pose consuete e sforzi inconsuet. La sera sfruta lo spazio e gli efetti di contrasto di luci e colori, indaga la città illuminata da lampade a gas, le prostitute, le case d’appuntamento. Scruta le donne sole al cafè, la cantante al cafè concerto, i luoghi d’incontro del pubblico intelletuale e gente d’ogni tpo; con “L ‘Absinthe” (Musée d’Orsay) trasforma la splendida atrice Ellen Andrée nella modesta bevitrice, inebetta dall’alcool accanto al tpo volgare, indiferente che in realtà è il pitore e calcografo
Desboutn, è in pratca una commedia al “Café” de la Nouvelle Athènes, luogo d’ incontro degli Impressionist dopo gli anni del Guerbois. Non scorda il circo Fernando (futuro Medrano) con Miss Lola appesa nel vuoto e ataccata coi dent a un flo che pende dal tendone, ma è con passione che si dedica al teatro dell’Opera, immortala la ballerina in scena, forse la stella Marie Sales, nell’ato di volteggiare in uno slancio vertginoso nel ‘74 con la magia del pastello: guarda le elegant dame con ventaglio, gioielli, binocolo, osserva l’orchestra, il violinista, ma si industria a esplorare e documentare i moment precedent e successivi allo spetacolo, nel ridoto con il maestro Jules Perrot; scruta sforzo, tensione, noia, pausa, riposo delle “rats” alle prove di danza, le giovanissime in tutù e scarpete da ballo forzate alla sbarra. Sono immagini rare e prodigi spaziali, sempre segnate da intensa analisi psicologica dei modelli. Non scorda neppure il Balleto di “Robert le Diable” nel 1872 dall’opera di Mayerbeer con le suore incontinenti a ondeggiare come fantasmi simbolisti nell’Ade. Non si limita a oli e ai veloci pastelli, immortala le sue ballerinete nella cera e nel bronzo arricchendo il tutù di tulle vero e guardando già nel secolo a venire, Pop e Arte Povera comprese. Ormai pressoché cieco, realizza ballerine dalle struture cromatche visionarie, a strat di pastelli vivissimi, intervenendo in direta con le sue mani per costruire sinfonie di colori e forme sfate. Infne 3 sole donne affiorano intorno al gruppo e nel tempo acquistano fama, soltanto 2 partecipano atvamente. L’Ecole des Beaux-Arts era riservata ai soli uomini, loro dovevano accontentarsi di accademie private e studi dei pitori. Suzanne Valadon sarà la prima a entrare nel 1894, dopo aver fato di tuto, dalla sarta alla forista alla saltmbanco. Berthe Morisot è subito ben accolta, di agiata famiglia borghese, pitrice dalla qualità intensa e delicata nel raccontare l’infanzia, le culle, l’amore materno in preziose atmosfere, pennellate sfrangiate. Comincia a dipingere con Corot, ma è Manet che ne rimane folgorato e la introduce nel gruppo e la ritrae più volte, nel ‘74 sposa Eugène, il fratello di Manet, è ammirata e ritrata fn da Degas, organizza e partecipa alle mostre del gruppo, come alle aste dell’Hotel Drouot. L’americana Mary Cassat gode forse di minor entusiasmo, viene da una famiglia di banchieri, viaggia per l’Europa come le eroine di Henry James, è allieva di Corot e Couture, dipinge nello studio di Degas che la sostene, le insegna l’acquaforte, la fssa mentre è al Louvre, la invita alla quinta mostra impressionista, dove Monet non partecipa insoddisfato di Gauguin. Otene poi qualche riconoscimento alle sue elegant donne fssate all’Opera, o mentre stanno cucendo al sole, se non le mamme abbracciate ai loro bimbi, in America riceve il successo che merita, inoltre induce amici e parent ad acquistare gli Impressionist, contribuendo alla creazione di important collezioni. Infne la fgura più di lato, un ‘artsta possente, appunto Suzanne Valadon, giovanissima posa da modella anche di Renoir, Degas, Lautrec, Puvis de Chavannes, diventa amante di vari pitori, è la madre di Utrillo. Apprezzata da Degas, realizza con vera maestria compositva e colori vibrant i ritrat mirabili specie quelli di Eric Sate, i nudi, le nature morte, mazzi di fori, paesaggi via via accanto ai Fauves e a Cubisti.

Note mostra Impressionisti a Catania di Vincenzo Sanfo: SEGNI E DISEGNI DELL’IMPRESSIONISMO

Questa mostra e queste opere prendono la mossa dalla grande stagione dell’Impressionismo che, sul finire del 1800, sconvolse il mondo dell’arte portando di fatto, la pittura, la scultura ma sopratuto le tecniche dell’incisione e del disegno, verso nuove strade e nuove prospetve. Gli artisti si trovarono così liberi da dogmi e stili preordinati e preconceti che da un lato avevano dato loro la possibilità di rivelare grandi personalità ma dall’altro ne avevano nel contempo bloccato la creatvità.
Dopo il ciclone impressionista l’arte non sarà più la stessa e agli artisti si apriranno mondi nuovi; la fantasia, non più schiava del tecnicismo accademico permetterà di far spaziare la mente in modo libero, creatvo nella pitura ma in partcolare nell’uso inedito e contradditorio della tecnica dell’incisione. Pensando alla pitura impressionista, abitualmente abbinata nell’immaginario colletvo ad una festa del colore e della luce, può sembrare anttetco e poco pertinente parlare della rivoluzione della tecnica dell’incisione.
L’incisione e il disegno, abitualmente apparentati nella opposizione del bianco e del nero, possono sembrare poco consoni all’idea che normalmente si accredita alla pitura impressionista. Bisogna però pensare che proprio in quegli anni nasceva la tecnica della fotografa che condizionerà in maniera irreversibile tuta l’arte rendendo inutle molta parte della pitura descritiva e realista dell’epoca e, in primis, toglierà alla tecnica dell’incisione il lucroso primato nella riproduzione delle opere d’arte, sino ad allora usata per divulgazione a mezzo stampa. L’arrivo della fotografa sosttuirà l’incisione con la riproduzione fotografca più fedele e facile da utlizzare.
Diventa quindi ovvio immaginare la rivoluzione impressionista, che nella pitura trova una sua ragione di essere, una sua codifcazione fglia anche delle esperienze di artst come, Géricault, Corot, Rousseau, Daubigny, Millet in parte aderent a quella che venne poi defnita “l’Ecole de Barbizon”, trovi nelle tecniche dell’incisione che divengono in qualche modo rivali e indipendent un’ulteriore ragion d’essere consentendo tal volta di superare e stravolgere le già sbalorditve teorie pitoriche dell’impressionismo.
L’uso del bianco e nero porrà agli impressionisti dei problemi a volte apparentemente insuperabili e li costringerà a dover forzare la loro capacità creativa, qui non più aiutata dall’uso del colore, ma solo dal segno e dalla grafia. Ecco quindi che artisti come Monet rifuteranno di usare l’incisione anche se lo stesso Monet nello studio del dotor Gachet proverà a incidere due lastre, per ora rimaste sconosciute e introvabili, dedicando nel contempo ampio spazio al disegno e alla tecnica del pastello.
Per altri artst diverrà un aspeto interessante, ma marginale del proprio lavoro come ad esempio per Sisley che realizzò non più di sei tavole incise o litografate, Cézanne il quale ne realizzò appena nove o Berthe Morisot con non più di otto.
Al contrario Manet, che già ben prima dell’epoca impressionista aveva realizzato tavole incise di grande qualità, si ispirò fortemente alla pitura e all’incisione spagnola, in partcolare guardando a Velásquez e Goya e contnuando, per tuta la sua vita, ad incidere e a realizzare litografe e acquerelli molto ricercate ancor oggi dai collezionisti di tuto il mondo.
Degas e Pissarro furono tra i protagonist della pitura impressionista ma furono anche, senza alcun dubbio, tra i protagonisti delle sperimentazioni dell’incisione e delle tecniche grafche, realizzando opere che sconvolsero, con le loro acrobatche invenzioni e le loro manipolazioni, un mezzo divenuto nel tempo ripettvo e a volte volgare e contribuirono a fare della tecnica dell’incisione un arte nuova e autonoma inserendo ritocchi, lumeggiature e altri interventi che le renderanno di fatto non opere seriali di riproduzione ma bensì praticamente dei pezzi unici.
In partcolare per Degas che, dall’uso magistrale della tecnica del monotpo, consegnerà alla storia dell’arte opere straordinarie e uniche, conservate atualmente in buona parte alla Biblioteca Nazionale di Francia, i suoi monotpi furono base della sua prima e unica mostra personale, da lui stesso organizzata, e che contrariamente a quanto ci si potrebbe aspetare non contemplava ballerine e ritrat ma stupefacent paesaggi realizzati con la tecnica del pastello e del monotipo, paesaggi in parte per altro sconosciut ancor oggi alla maggior parte delle persone.
Le tecniche dell’incisione e del disegno diverranno per gli impressionisti, come Degas, il campo più intimo e privato in cui studiare, sperimentare e prendere appunt che successivamente, in qualche misura, entreranno nella pitura e offriranno spunti e rifessioni a volte fondamentali nel lavoro dell’ esaltazione dei chiari e scuri al punto tale che, come ad esempio per Monet, furono alla base del loro successo e dalla loro ispirazione anche se non diretamente praticata.
Infatti, l’opera simbolo di Monet e di tuta la pitura Impressionista, il dipinto “Impressions, soleil levant” non é altro che la copia di parte di una incisione di Jongkind “Soleil couchant. Port d’Anvers” realizzata dal grande pittore belga già nel 1868 e che Monet dopo averla vista fece sua atraverso un dipinto divenuto storico e fondamentale per l’arte universale.
Questo sta ad indicare come le tecniche dell’incisione non siano state subordinate alla pitura impressionista, ma anzi abbiano costtuito un corpus a sé autonomo e indipendente e siano state loro stesse ispiratrici e madri di molta pitura. Pissarro ad esempio pur nella sua cospicua produzione grafca, con oltre duecento incisioni e litografe, non ha mai riprodoto alcuno dei suoi dipint semmai ha fatto il contrario utlizzando le sue incisioni come tracce per gli stessi.
Per molt di loro quello delle tecniche grafche era un mondo a sé stante al quale riservavano idee e sperimentazioni sicuri dell’originalità e delle possibilità che il mezzo poteva loro dare nella monacale severità del segno grafco al punto di far dire a Degas che l’incisione era “una delle sue più grandi gioie di creatore”.
Di questa libertà di ricerca e di studio ne danno testimonianza le ripetute varianti e le varie fasi di stato delle stampe e delle incisioni realizzate da quest artst, che se in pitura poche volte ripetono lo stesso soggeto così non è nella tecnica dell’incisione dove si conoscono variant di lastre, morsure, inchiostrazioni e fasi di stampa le quali danno l’idea di quanto impegno e passione
quest maestri metevano nella grafca innalzandone così il livello tecnico e creatvo raggiungendo risultat a volte pari o superiori a quello primario e più popolare della pitura. Se Pissarro ha realizzato oltre dieci variant del suo “Marché à Gisors” e Degas almeno cinque variant del suo “Mary Cassat au Louvre” si capisce bene l’impegno e la dedizione che quest artst davano al rinnovamento delle tecniche incisorie, per le quali studiavano e realizzavano nuove metodologie e sperimentazioni, in questo spronat da amant e stampatori illuminat come il dotor Gachet, in arte Van Ryssel, nel cui studio molt artst,come ad esempio Monet e Cezanne, scoprirono il mondo della grafca e dove anche Van Gogh realizzò alcuni timidi tentatvi.
La rivoluzione dell’impressionismo è comunque posteriore a quella della grafca che già con l’avvento della fotografa aveva dovuto trovare nuovi sbocchi creatvi, prima ancora che commerciali. Si deve a Bracquemond la nascita nel 1863 di quella “Société des aquafortstes” che fu alla base del rinnovamento delle tecniche grafche e che poi, successivamente, lo portarono ad aderire alle mostre degli Impressionist che a partre dalla prima nel 1874 nello studio del fotografo Nadar lo videro tra i protagonisti. Egli insieme a Gachet e agli incisori e stampatori Cadart, e i Delâtre fu tra coloro che sproneranno gli artisti impressionisti a cimentarsi nelle tecniche dell’incisione e spesso fu al loro fanco nel risolvere i molteplici problemi che si presentavano loro, nella necessità di dare alle idee una realizzazione fnale soddisfacente.
Molti artisti si spirarono, nella ricerca di un proprio stle, ai grandi maestri del passato da Durer a Rembrandt, da Goya a Velásquez. Un grande debito però di tuta l’arte impressionista, e in partcolare dell’arte dell’incisione, è quello con l’arte orientale che già ai tempi di Re Luigi XV era conosciuta grazie all’importante collezione di libri e disegni cinesi appartenut alla collezione di Bertn, antco controllore delle fnanze del Re. Collezione successivamente confscata dalla rivoluzione francese, che entrò insieme a quella sull’arte giapponese a far parte delle collezioni della Biblioteca Nazionale di Francia dove tut’ora costtuiscono il più importante deposito sull’arte orientale d’Europa.
Degas e Toulouse-Lautrec ad esempio, abituali frequentatori del Cabinet des Estampes della Biblioteca Nazionale, ne trassero ispirazione e se ne servirono per difondere un gusto per la composizione che trovò, anche in molt artst dell’epoca, puntuale rispondenza arrivando a determinare un’evoluzione del gusto compositvo che proprio dalle sperimentazioni grafiche passò poi alla pittura. Per artisti come Monet, Bracquemond, Henry Somm e molt altri, le opere provenient dalla Cina e dal Giappone furono una fonte di ispirazione infnita e servirono a far nascere un nuovo stle pitorico che sfocerà dall’impressionismo al simbolismo e all’art decò. Sopratuto le opere orientali furono fondamentali per la nascita della pubblicità moderna oltre che per tuta la grafca dei secoli a venire.
L’eredità quindi di artst come Corot, Millet e i compagni di avventura dell’Ecole de Barbizon , intrecciata con le esperienze grafche provenient dalla Cina e Giappone, fu alla base di un mix di espressioni che trovarono, nel mezzo della grafica, una sua autonoma capacità di ispirazione e servirono a dischiudere alla pitura impressionista nuove strade. Il massimo esempio di questa ispirazione si trova nell’opera pitorica fnale di Monet, quando nelle sue Ninfee racchiuderà quella forza espressiva che gli deriverà dalla lettura e rilettura dell’arte orientale a lui giunta proprio atraverso le stampe e i disegni provenient dalla Cina e dal Giappone (da lui copiosamente collezionat) e dalle conseguent esperienze dei suoi amici e sodali che, proprio nelle sperimentazioni grafche ispirate alla cultura orientale, troveranno la possibilità di una sintetizzazione e dissoluzione del segno alla base del ciclo delle Ninfee.
E’ per altro curioso ed emblematco notare che un artsta come Manet, che pur vicino agli impressionisti, non partecipò mai con i suoi dipinti alle mostre impressioniste preferendo riservarli alle mostre dei Salon ufciali. Partecipò invece alla prima mostra impressionista , tenutasi da Nadar nel 1874, proprio con una serie di incisioni tra cui il “Torero morto” per altro, così come le altre sue opere, realizzate ben prima della nascita dell’impressionismo e quindi lontane dal sentre di quel movimento e più vicine all’arte italiana e spagnola ad eccezione di alcune prove di chiara ispirazione orientale.
Per Renoir invece la realizzazione di opere grafche è posteriore, e di molto, alla nascita dell’impressionismo in quanto le sue prime grafche risalgono al 1889 e furono principalmente dedicate al mercato prima che alla ricerca servendo da illustrazione o da corredo per opere commissionategli da mercant abili e capaci, come ad esempio Ambroise Vollard o Durand-Ruel, che videro nella rinnovata vitalità della grafca un nuovo mercato in rapida espansione.
Renoir si dedicò principalmente alla litografa non disdegnando però la tecnica della puntasecca che gli consentva quegli arabeschi formali che lo avvicinavano alla sua pitura. Un capitolo a parte merita l’opera di Gauguin che partecipò a molte mostre impressioniste, organizzandone addiritura una autonomamente al Cafè Volpini durante l’esposizione universale di Parigi e dove, per cercare di fnanziare la mostra, realizzò un portolio di litografe riassuntvo delle sue esperienze pittoriche e che successivamente sfoceranno nella straordinaria serie di xilografe realizzate dai legni incisi nel suo rifugio tahitano.
Dopo l’avventura impressionista e le sue sperimentazioni la grafca artstca troverà nuovi adept tra cui personalità contgue come Toulouse-Lautrec, Steinlein, Bonnard, Vlaminck e Utrillo. Colui però che raccoglierà il testimone delle sperimentazioni grafiche degli impressionisti, sopratuto del loro anelito alla libertà creatva, sarà Picasso e da quel momento nulla sarà più come prima.

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SCHEDA TECNICA
TITOLO “Percorsi e segret dell’Impressionismo”
A CURA DI Vincenzo Sanfo, Fiorella Minervino e con un testo in catalogo di Maïthé Vallès-Bled
UN PROGETTO Sicilia Musei, Dietro le Quinte e Difusione Italia Internatonal Group
CON IL PATROCINIO DI Comune di Catania
SEDE DELL’ESPOSIZIONE Palazzo Platamone (Palazzo della Cultura) Via Vitorio Emanuele n. 121 – Catania
PERIODO DI APERTURA 20 otobre 2018 > 21 aprile 2019
ORARI Tut i giorni dalle 09:00 alle 19:00. La biglieteria chiude un’ora prima.
DURATA INDICATIVA VISITA 1:15 h • CAPIENZA: 200 persone