MASCHERIN, PRESIDENTE CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE: “RAFFORZARE IL RUOLO DELL’AVVOCATO IN COSTITUZIONE, MODIFICANDO L’ART. 111 DELLA CARTA”

4 ottobre – “Chiediamo di rafforzare il nostro ruolo in Costituzione e lo facciamo chiedendo di modificare l’articolo 111 della Costituzione, cioè il ruolo dell’avvocato nel processo”. E’ quanto ha affermato il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Andrea Mascherin, nell’intervento di apertura del XXXIV Congresso Nazionale Forense a Catania. “Chiediamo – ha proseguito Mascherin – tre cose: la riserva del processo dell’avvocato; l’affermazione della libertà e dell’indipendenza dell’avvocato; il mantenimento della funzione giurisdizionale dell’avvocatura. Tre temi semplici su cui chiediamo la convergenza della politica, delle forze sociali e dei magistrati.
Bisogna intervenire sulle strutture, sul personale, sull’edilizia giudiziaria. Abbassiamo i costi di accesso alla giustizia, perché sono anti-democratici. Stiamo costruendo una giustizia “censuaria”, si difende solo chi può permetterselo. Questo sì che è socialmente criminale. Nobilitiamo il patrocinio a spese dello Stato, che non è un modello affaristico ma la massima sublimazione del nostro ruolo. Abbiamo sempre difeso l’autonomia della magistratura. Mi auguro – ha concluso Mascherin – che la magistratura dica “giù le mani dagli avvocati” perché senza avvocati indipendenti non c’è stato di diritto”.

ROSA, COORDINATORE OCF: “LA POCA ATTENZIONE VERSO L’EDILIZIA GIUDIZIARIA, IL TAGLIO AL NUMERO DEI TRIBUNALI E LA MORTIFICAZIONE DELLA GIUSTIZIA DI PROSSIMITÀ SONO SOLO ALCUNI DEI SEGNI TANGIBILI DI QUANTA POCA CURA IN PASSATO SIA STATA DEDICATA ALLA GIUSTIZIA NEL NOSTRO PAESE”

“In questo XXXIV Congresso Nazionale Forense – ha detto il coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, Avv. Antonio Rosa – sono in gioco temi che non riguardano solo l’Avvocatura ma sono il baluardo di una vera e propria battaglia di  civiltà e democrazia, da combattere nel nome della tutela dei diritti di tutti, soprattutto dei più deboli, che sono molto più a rischio di quanto non si creda.
Per questo, con voce unitaria, oggi chiediamo di costituzionalizzare il ruolo dell’avvocato nel processo,  affinché i diritti di tutti siano messi al riparo dalle insidie che il nostro tempo sta evidenziando, laddove si sacrificano le tutele in favore del falso mito dell’efficienza e degli interessi economici. La poca attenzione verso l’edilizia giudiziaria, il taglio al numero dei tribunali e la mortificazione della giustizia di prossimità – ha aggiunto Rosa – sono solo alcuni dei segni tangibili di quanta poca cura sia stata dedicata in passato alla giustizia nel nostro Paese. Al Governo lanciamo, insieme, un grido d’allarme, chiediamo ascolto e risposte, sotto forma di gesti concreti e confidiamo che l’apertura manifestata oggi dal ministro Bonafede, si traduca in una azione concreta e tempestiva”.

LUCIANO, PRESIDENTE CASSA FORENSE: “L’INIQUITÀ DELLA DOPPIA TASSAZIONE PER GLI AVVOCATI È UN’ANOMALIA IN EUROPA. PRONTI A CREARE CON IL MINISTERO UN FONDO PER AIUTARE L’AMMODERNAMENTO DEI TRIBUNALI ITALIANI”

“Il dialogo con la politica – ha detto nel suo intervento il Presidente della Cassa di Previdenza ed Assistenza Forense , Avv. Nunzio Luciano – deve aprirsi sul tema previdenziale e delle casse professionali. Le professioni, per essere libere e indipendenti devono avere una cassa autonoma. Oggi il nostro patrimonio ammonta a oltre 12 miliardi di euro, ma dobbiamo pagare le pensioni ai nostri iscritti. Abbiamo messo in campo delle iniziative importanti, come l’accesso al credito dei liberi professionisti che non hanno le stesse opportunità delle piccole e medie imprese. Al contrario dell’Inps – ha poi aggiunto – abbiamo una sostenibilità finanziaria a cinquant’anni accertata, ma abbiamo anche una sostenibilità sociale: i più forti aiutano i più deboli che possono accedere a bandi per oltre 66 milioni di euro in welfare attivo (banca dati giuridica, aiuti all’avvocato nella salute, famiglia e professione). L’iniquità della doppia tassazione: una pensione tassata due volte, quando la eroghiamo e quando investiamo i contributi degli iscritti, un’anomalia in Europa. Poi – ha concluso Luciano – c’è il problema dell’edilizia giudiziaria e noi siamo pronti a creare con il ministero un fondo per aiutare l’ammodernamento dei tribunali italiani”. 

 

IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, BONAFEDE: “GRANDE APERTURA ALLA PROPOSTA DELL’AVVOCATURA. RIAPRIRE ENTRO IL 9 OTTOBRE IL TAVOLO SULLA MODIFICA DEL PATROCINIO A SPESE DELLO STATO. DDL CORRUZIONE, DASPO NON E’ PUNITIVO, GLI IMPRENDITORI ONESTI HANNO DIRITTO AD OPERARE IN UN MERCATO PULITO”

il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha confermato quanto anticipato nelle scorse settimane, ribadendo “la grande apertura alla proposta di riforma che prevede il rafforzamento dell’Avvocato in Costituzione, tema principale del XXXIV congresso forense in corso a Catania”, sottolineando, “la necessità in tal senso di proseguire sulla strada del dialogo”. Il ministro ha quindi elencato i diversi punti di confronto con le istituzioni forensi, “oltre al riconoscimento del ruolo degli avvocati”, quindi, “gli investimenti sulla macchina giudiziaria, il nodo dei costi per l’accesso alla giustizia civile e amministrativa”. Su uno dei temi cari agli Avvocati, Bonafede ha confermato di volere “riaprire, entro il 9 ottobre, il tavolo sulla proposta di modifica del patrocinio a spese dello Stato che riguarda l’accesso alla giustizia e il tavolo ministeriale per l’accesso alla professione forense”.

“Siamo contrari – ha aggiunto il Ministro – alla chiusura delle sezioni fallimentari locali, ma abbiamo sentito la necessità di dare precedenza alle istanze territoriali con gli uffici di prossimità”. Il Ministro ha poi concluso tornando sul Ddl Corruzione: “Non sono per un sistema che sia rigido a prescindere – ha detto – ma rigido nel modo giusto. La corruzione non è una cosa a parte, in un sistema martoriato dalla corruzione dove tutti la fanno tutti franca. Rispetto ad altri paesi meno afflitti dalla corruzione, in Italia i numeri dei colletti bianchi in carcere fanno ridere. Il Paese ha bisogno di un segnale chiaro e ho cercato di scrivere una norma che dice: se vieni beccato, puoi collaborare con la giustizia e verrai premiato per questo, ma se non decidi di farlo non pensare di farla franca. Il sistema del cosiddetto Daspo non è punitivo, non capisco cosa ci sia di punitivo nel dire che un imprenditore che ha pagato una mazzetta non debba più avvicinarsi alla pubblica amministrazione. Dobbiamo dare un segnale anche agli imprenditori onesti di questo paese, e ce ne sono tantissimi, che hanno diritto ad operare in un mercato pulito”.

 

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